Internet è (quasi) morto: verso una nuova era di autenticità digitale

Alexis Ohanian, co-founder di Reddit, ha recentemente dichiarato che “gran parte di Internet è morta”.
L’affermazione, rilasciata durante il podcast TBPN, fotografa con lucidità una tendenza ormai percepibile anche dagli osservatori più prudenti: la rete è satura di contenuti generati da algoritmi e sistemi di intelligenza artificiale, al punto da compromettere la capacità dell’utente di distinguere il reale dal sintetico e, di conseguenza, iniziare a generare una generale disaffezione al media.

La constatazione appare ironica, provenendo da uno dei protagonisti dell’evoluzione dei forum in piattaforme social. Tuttavia, Ohanian individua con precisione un nodo centrale: l’autenticità — un tempo naturale conseguenza dell’interazione umana — è divenuta oggi la risorsa più rara e, paradossalmente, la più preziosa.

Dalla ricerca alla risposta: il nuovo paradigma dell’informazione

L’avvento di strumenti come ChatGPT, ClaudieAI, Gemini e Microsoft Copilot ha mutato radicalmente il rapporto dell’utenza con il web.
Le nuove generazioni, in particolare, prediligono risposte sintetiche e preconfezionate rispetto all’esplorazione autonoma di contenuti tramite i tradizionali motori di ricerca.

Un ex ingegnere di Google ha osservato già l’anno scorso che la vera preoccupazione di Mountain View non riguardava più le indagini antitrust, bensì SearchGPT, il progetto di motore di ricerca sviluppato da OpenAI.
Anche Sam Altman, CEO di OpenAI, ha ammesso di non utilizzare più Google, pur riconoscendo che i modelli linguistici “non dovrebbero essere considerati affidabili al punto da sostituire il pensiero critico umano”.

Il paradosso è evidente: le AI si nutrono di contenuti prodotti da persone reali, ma la loro stessa diffusione ne riduce la disponibilità, creando un circuito di auto-replicazione sterile. Diverse analisi, tra cui quella di Bloomberg, segnalano che la scarsità di dati umani di qualità potrebbe presto limitare la capacità dei modelli generativi di evolversi.

Reddit e il ritorno dei forum: la ciclicità del digitale

Ohanian, non a caso, sembra proporre una visione che gioca a favore del suo stesso ecosistema: Reddit rappresenta infatti, pur essendo un social network, il più diretto discendente dei forum, i primi spazi virtuali basati su dialogo, reputazione e costruzione collettiva del sapere specializzato .

Negli anni, tali ambienti erano stati relegati a fenomeno di nicchia o rifugio di community “storiche”, sorpassate e sopraffatte dall’immediatezza e dalla massificazione della produzione di contenuti favorita dai social network, che sono diventati via via un facile “contenitore globale”. Oggi, al contrario, l’eccesso di accessibilità e l’abbondanza di contenuto divenuto artificiale potrebbe restituire centralità proprio a quei luoghi dove l’interazione è verificabile, la moderazione è umana e la memoria è strutturale.

Avere prove di vita, come contenuti dal vivo o chat reali, è diventato straordinariamente prezioso per catturare l’attenzione”, ha dichiarato Ohanian, aggiungendo che le conversazioni più autentiche oggi avvengono nei gruppi privati — non una novità tecnologica, ma un ritorno alle origini della comunicazione digitale.

Altman: “tra tre anni Internet sarà dominato dai bot”

A conferma di questa visione, anche Sam Altman ha recentemente espresso timori analoghi: secondo il CEO di OpenAI, la cosiddetta dead internet theory potrebbe concretizzarsi entro tre anni, con una rete invasa da agenti automatizzati e contenuti generati da LLM (Large Language Models).

Altman osserva che già oggi un numero significativo di account su X (ex Twitter) è gestito interamente da intelligenze artificiali, rendendo il panorama informativo sempre più opaco e impersonale.

Dal rumore sintetico alla qualità relazionale

Il punto d’approdo sembra essere una nuova fase dell’evoluzione digitale: quella della selezione qualitativa.
Dopo anni di sovrapproduzione, l’attenzione degli utenti sopraffatti ultimamente anche dall’AI-slop (la produzione di contenuti dozzinali a scopo fondamentalmente riempitivo) si sposta verso luoghi in cui è possibile verificare l’origine delle informazioni, riconoscere gli interlocutori e instaurare dinamiche di fiducia.

In questo scenario, la previsione di Ohanian assume una valenza strategica: la prossima generazione di piattaforme social potrebbe basarsi non sull’automazione, ma sulla certificazione umana — una sorta di “social network verificabilmente autentico”.

Ciò potrebbe, tra l’altro, andare a intersecarsi incidentalmente con le volontà istituzionali, sempre più desiderosi di identificare l’utente in rete in modo sicuro (non mancheremo di approfondire anche questo argomento).

Non si tratta insomma di semplice nostalgia, ma di un ritorno fisiologico all’essenza stessa della rete: un’infrastruttura concepita per connettere persone, non solo processi.
E, come in ogni ciclo evolutivo, dopo la saturazione tecnologica potrebbe tornare la domanda di umanità.